La Chicago, e più in generale tutta l'America, degli anni 30 e 40 è famosa, al cinema quanto su molte e molte pagine, più o meno romanzate, per aver creato un immaginario che poi tanto immaginario non è, pieno di spunti e punti di forza sui quali costruire storie dure e avvincenti.
In quegli anni, infatti, è nata ed è successivamente andata crescendo una passione smodata per tutto ciò che fosse "gangster".
Modi precisi di comportamento, impermeabili, completi gessati, atmosfere buie, piovose e sfondi malfamati che facevano da perfette scenografie alle gesta di uomini decisi e pronti a tutto, sanguinari e sempre sul filo del rasoio.
Storie dove si parla poco ma in compenso si spara tanto. Prima esplodi qualche colpo e poi fai le domande, se proprio c'è da chiacchierare. Storie dove non ci si può fidare di nessuno, nemmeno della propria ombra, perché il pericolo è sempre in agguato, ed è pronto a spararti a bruciapelo quando meno te lo aspetti.
E' proprio questa la cornice sulla quale Pasquale Ruju imbastisce la storia e le azioni dei personaggi che danno vita al suo No Smoking, storia che attinge e strizza l'occhio a tutto un ben codificato mondo di situazioni e modi di fare resi famosi da film capolavoro come Pulp Fiction, Scarface, Il Padrino e Quei Bravi Ragazzi, con il loro linguaggio, gli inseguimenti a velocità folle tra le tortuose vie cittadine e il dito sempre fisso sul grilletto del fidato Thompson, l'unico e solo angelo custode in certe stuazioni.
Ruju ha il merito di ricreare perfettamente le fumose e tese atmosfere che proprio in questi -e molti altri- film abbiamo avuto il piacere di ammirare, e lo fa con un ritmo da blockbuster hollywodiano.
No Smoking, infatti, parte lentamente con un protagonista anonimo e insignificante, con una tensione crescente e una narrazione che si sviluppa in prima persona, con dialoghi cadenzati, con continui rimandi tra passato e presente, per poi crescere man mano che la vicenda si sviluppa, fino ad esplodere nel finale che non ti aspetti, dove un'unica sigaretta, quando ne hai più bisogno, è capace di fare la differenza.
Se poi il tutto è raccontato dalla matita di un meraviglioso Carlo Ambrosini (Napoleone, Jan Dix, Dylan Dog), capace di rendere perfettamente il tutto, dalle atmosfere alle ambientazioni fino alle movenze dei personaggi, passando per le espressioni e gli stati d'animo. Sembra davvero di trovarsi lì, sotto la pioggia e con l'odore di bisca clandestina talmente impregnato nel giaccone da seguirti ovunque tu vada.
Non mi viene in mente proprio nessuno che avrebbe potuto fare lo stesso, splendido, lavoro.
Non un invito a fumare, ma sicuramente uno bello grande a leggere questo gioiellino, perché la coppia Ruju/Ambrosini al lavoro su un'ambientazione del genere è proprio da non perdere!
P.S.
Colgo l'occasione per ribadire ancora una volta la bontà di questa iniziativa editoriale, che su quattro uscite ha fatto quattro centri perfetti, senza sbagliare ancora nulla.
Una cavalcata trionfale per quello che è stato sicuramente il progetto dell'anno appena trascorso.
3 commenti:
Ho apprezzato anche io il lavoro di Ruju e Ambrosini, sia per l'affascinante tema trattato, sia per testi e disegni veramente spettacolari. Quindi sì, ecco, concordo prepotentemente su tutta la linea.
Ja. Tanta bella roba.
Condivido pienamente. Un altro numero impeccabile per questa collana che sta coinvolgendo un largo numero di appassionati. I disegni di Ambrosini sono fantastici.
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