24.8.13

[DC Comics] Road to Damnation



Con tutta probabilità lo avrete visto prima di me e a quest'ora vi sarete già fatti le vostre belle opinioni personali, ma il nuovo look di Lobo è qualcosa che almeno due righe le merita.

Disegnato da Kenneth Rocafort, ma non è colpa sua
Quando un personaggio cazzuto come Lobo diventa l'ennesima fighetta destinata a passare per il giudizio di un lettore giovane "chehatuttounmondodaapprendereenoncapisceuncazzoperchénoncisiidentifica" c'è inevitabilmente qualcosa che non quadra.
E non solamente i conti della DC dopo questa porcheria, sia chiaro.

A chi approfitta di tutto lo spazio offerto da social network e blog vari per sbandierare il fumetto americano come portatore di immani novità, magari snobbando i grandi personaggi Bonelli perché sempre uguali e con zero possibilità di cambiamento e, di riflesso, snobbando anche lo zoccolo durissimo dei lettori duri e puri di queste testate, rispondo che trovate del genere (sì, perché questo nuovo design non è il primo e non sarà neanche l'ultimo. Ricordate Superman con maglietta a maniche corte e jeans?) mi spingono sempre più verso il modo di fare e di pensare della casa editrice milanese.

Potete venire a dirmi tutto quello che volete, sia chiaro, ma almeno vado avanti con la convinzione che nelle edicole non vedrò mai e poi mai un Ultimate Tex o un New Generation Zagor, e scusate se è poco.


1 commento:

Anonimo ha detto...

Non è per questi cambiamenti che il fumetto americano è definito innovativo e aperto.
Ovviamente, mi sento chiamato in causa e scrivo questo commento non per difendere l'operato della DC (o della Marvel), ma per ricordare che, ormai, la scena americana è gestita da altri editori quali Image, Dark Horse, BOOM! e Dynamite. DC e Marvel fanno gli incassi e il casino, ma non stanno dando più nulla da molti anni.