3.1.10

[RECE] Dorian Gray


Prima di cominciare voglio dire che la storia capolavoro su cui questo film si basa non la starò a spiegare quassù, preferendo credere che non ci sia nessuno a non conoscerla.
E se qualcuno c’è si fa un bel favore andandosela a recuperare.

Realizzare un film tratto da un’opera come questa vuol dire avere un bel da fare per dare vita a un risultato che non deluda gli appassionati e soprattutto che non snaturi “Il ritratto di Dorian Gray” in versione cartacea, con i suoi mille epigrammi a proposito della bellezza e del piacere.
Quindi a Oliver Parker (Othello, L’importanza di chiamarsi Ernesto) spetta un compito più che duro, che però cerca di arginare mettendoci del suo, in modo da non fare né una copia né un’imitazione.
Parker decide di raccontare Dorian Gray pur non essendo Oscar Wilde, rispettando il romanzo fino a un certo punto (e a dire la verità neanche tanto), prendendosi più di un paio di licenze e amplificando le atmosfere, qui decisamente più cupe e che in alcune situazioni strizzano l’occhio all’horror.
Le atmosfere così cupe e la fotografia tutta permettono di rendere la decadente Londra vittoriana in cui si muovono i personaggi facilmente e degnamente palpabile.

Sul fronte recitazione non c’è nulla di particolare da segnalare, a parte il divertimento che Colin Firth prova nei panni di Lord Henry Wotton, personaggio che sembra quasi cucitogli addosso, battutine e atteggiamento cinico incluso.
Ben Barnes nel ruolo di Dorian Gray rappresenta una buona scelta, anche se la recitazione non è di certo esaltante e attorno al mondo del cinema ruotino parecchi bei faccini.

Le critiche che si possono muovere al film sono da ricercare nell’eccessiva fretta nello svolgimento.
E’ infatti troppo affrettato nello svolgimento la parte iniziale, che avrebbe avuto bisogno di più tempo per essere gestita e raccontata meglio.
Nel film Dorian non fa in tempo ad arrivare a Londra che subito si fa rigirare il carattere da un paio di frasi di Henry Wotton.
Lo stesso discorso vale anche per la “relazione” con Sybil Vane, che si discosta completamente dal romanzo sia per intensità che per mancanza di dettagli.
Infatti piuttosto che prendersi un po’ di tempo per mostrarci qualche dettaglio in più, Parker preferisce concentrarsi sul cammino di Dorian verso la perdizione della sua anima, sempre più viscida e nera.
A visione terminata però resta la sensazione che qualcosa non sia stato sviluppato come invece avrebbe dovuto, curando meglio alcune scene.

Il film, a conti fatti, risulta una discreta visione sia per chi ha letto il romanzo sia per chi vi si avvicina solamente grazie a questa trasposizione cinematografica. I fanatici del romanzo probabilmente grideranno allo scandalo sconsigliandolo a tutti per non rovinarsi l’immagine di Dorian Gray che hanno salda in mente.

Il miglior modo per affrontare il film, che siate fanatici della versione cartacea o meno, è quello di guardarlo mettendo da parte tutto il resto, o perlomeno di considerare ciò che viene raccontato nel romanzo come punto di partenza per costruirci sopra dell’altro.

Non è bello ciò che è bello…

Nessun commento: