16.1.12

Holy Terror


Frank Miller è un uomo al quale ho sempre guardato molto, cercando di imparare il più possibile da ogni suo lavoro e, a dirla tutta, sono uno che farebbe del Ritorno del Cavaliere Oscuro una lettura obbligatoria in tutte le scuole.
Trovo particolarmente complicato parlare di Holy Terror, e sicuramente non riesco affatto a liquidarlo come bello o brutto, quindi devo per forza di cose fare il giro largo.

Di questo progetto si è parlato molto, prima e dopo la sua uscita, e la maggior parte delle voci non avevano toni esattamente entusiastici.
Holy Terror è un'opera molto controversa, ma forse non per il motivo che pare il più ovvio di tutti.
Si può dire infatti che tutto questo chiacchierare è partito direttamente dal sito dell'autore, dove si è scagliato contro i manifestanti di "Occupy Wall Street" definendoli ladri, stupratori e tutta una serie di altri appellativi non propriamente simpatici in un discorso che a molti non è andato giù per niente.
I lettori ovviamente non hanno perso tempo e hanno manifestato in tempo reale il loro disappunto, a tratti vero e proprio disgusto, che in sostanza si è canalizzato in un verdetto unanime: questa versione rivoluzionaria di Frank non merita niente e dimostra quanto sia ormai un'artista in crisi, uno che superati i 50  e i tempi d'oro non ha più nulla da dire.

Holy Terror però non è affatto robaccia. O meglio, non totalmente.
Il lavoro sotto c'è e si vede, indipendentemente dalle chiacchiere. L'impegno a livello grafico è evidente, l'attenzione ai particolari anche, il modo di raccontare personalissimo di Miller è inconfondibile, e persino tre o quattro segnali di stile sono presenti all'appello e perfettamente riscontrabili, basta pensare a due tavole contenenti solamente parecchi quadratini vuoti che si vanno man mano rimpicciolendo, messi lì a simboleggiare l'annientamento di una moltitudine di cittadini in seguito all'esplosione di una bomba.

Il formato è a sviluppo orizzontale, lo stesso già visto in 300, e la maggior parte delle azioni vengono raccontate attraverso splash page, e di vignette tradizionali come siamo abituati a vederne solitamente ce ne sono poche. Una delle caratteristiche del lavoro di Frank Miller è la sua continua sperimentazione, e la stessa sperimentazione è presente in quantità massiccia anche sulle pagine di HT. Anzi, adesso, almeno a mio avviso, è decisamente più marcata rispetto a qualsiasi altra precedente produzione dell'autore.
Neanche lo spazio esiste più, e quando esiste termina parecchio oltrei bordi della tavola, lasciando al lettore l'arduo compito di stabilirne i contorni, oltre che il ritmo della storia e spesso e volentieri anche il contenuto di alcune vignette particolarmente contorte e poco leggibili.
Venendo alla storia bisogna dire che se sotto l'aspetto c'è molta carne al fuoco lo stesso non si può dire per quanto riguarda trama e aspetto narrativo.
HT doveva essere una storia di Batman ma, a lavoro iniziato, Miller ci ha ripensato e ha deciso di cambiare un paio di nomi, lasciando da parte l'uomo pipistrello e gli altri comprimari per dare spazio ad altri personaggi che li ricordano molto da vicino, con grandi differenze solo nel modo di agire e nei metodi poco ortodossi per procurarsi preziose informazioni dai cattivoni di turno.

Fight Fire with Fire
La trama è parecchio lineare e senza troppo spessore: Empire City è preda di una serie di sanguinosi attentati da parte di Al Qaeda e, mentre la popolazione e i principali organi di difesa sono in preda al panico, The Fixer comprende di essere l'unica cura al male che imperversa e decide di chiudere personalmente la partita, spalleggiato da Cat Burglar.

Niente di particolarmente eclatante e innovativo, dunque, e nonostante la maestosità e la cura per l'aspetto grafico alle volte si ha la sensazione che Holy Terror sia solamente un mezzo che Frank Miller usa al solo scopo di diffondere, peraltro in modo abbastanza confuso, un suo messaggio, il suo punto di vista, e non come un modo per raccontare una storia.
Sotto questa luce HT lascia il tempo che trova, specie se consideriamo i trenta dollari al quale viene venduto. Un prezzo poco popolare per un prodotto che, nonostante la fama dell'autore coinvolto, resterà poco popolare, e su questo argomento penso che i commenti dei fan indignati sulle sparate a zero di Miller siano una dimostrazione bella e buona.

Insomma, un progetto riuscito per alcuni versi e più di un mezzo passo falso per altri, ma forse questo mezzo passo falso è stato dettato più dalla condotta e dal pensiero di Frank Miller, che a causa delle sue parole forse si è ritrovato più dita puntate addosso di quante ne potesse sostenere, piuttosto che dal giudizio della sola sua opera.

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