19.3.13

[RECE] Il Dittatore



The Dictator (2012), di Larry Charles, con Sacha Baron Cohen, Anna Faris, Ben Kingsley

Non faccio segreto del mio amore smodato per Sacha Baron Cohen e per tutte le produzioni che lo vedono coinvolto. In ordine temporale, Il Dittatore è l'ultimo film che lo vede coinvolto, con il già rodato Larry Charles (Borat, Bruno) alla regia, ed è purtroppo l'ennesima produzione "tradizionale", dove Sacha crea un nuovo personaggio, che non è neanche male come caratterizzazione e possibilità a sua disposizione, ma lo inserisce in quella che alla fine della giostra risulta essere né più né meno che una classica commedia americana, con tutti i limiti del caso.

Il soggetto originale potrebbe tranquillamente essere scritto su un mezzo Kleenex usato e ne rimarrebbe anche una buona parte da dedicare a disegnini osceni, con lieto fine compreso nel prezzo (da classica commedia americana, come dicevamo poco prima), ma la trama si sviluppa sostanzialmente tramite scenette dotate di vita a sé stante, che sono inserite in questo film ma potrebbero benissimo stare altrove, tanto sono tenute insieme solamente dal buon gusto per il cattivo gusto, dialoghi allucinati, doppi sensi e situazioni altamente improbabili.

Il dittatore di un paese immaginario del nord Africa, che contrapponendo le tradizioni e le usanze tipiche di quell'area geografica a quelle dagli Stati Uniti visti come rappresentazione di Satana in terra sono di fatto una cornice ideale su cui imbastire un racconto politicamente scorretto, con strizzatine d'occhio rivolte a tutti i paradossi del mondo mediorientale e anche a quelli della controparte occidentale, dove di certo non mancano, riuscendo nel frattempo anche ad accennare qualcosa di intelligente a livello di messaggio.


Il film è divertente ma, come al solito, a Borat non pulisce neanche le scarpe.
La scelta artistica del film, del resto, è completamente diversa da quella che sorreggeva l'avventura del giornalista kazako nel suo viaggio in America.
Mi spiego meglio: praticamente non esiste più quella parte da "candid camera", con scenette che coinvolgevano persone inconsapevoli di essere riprese anche durante momenti clou delle vicende narrate, ma si recita su uno schema classico, e qui va detto, anche visto e rivisto, con solo attori professionisti che non escono mai da una sceneggiatura già scritta e completa in ogni sua parte.

Ed è proprio questo aspetto che pone uno dei limiti più grandi ad un attore fantastico che proprio sulla freschezza dell'improvvisazione e la sua immensa versatilità ha garantito il successo a Borat -che rimane sempre inarrivabile, sia come caratterizzazione che a livello di possibilità proprie del personaggio- prima e, seppur in maniera minore date le limitazioni del protagonista, a Bruno poi.

Tra i punti a favore de Il Dittatore spiccano le ottime interpretazioni, specie se il film lo si guarda in lingua originale, carrettate di cattivo gusto e tendenze spiccatamente scorrette politicamente per quello che comunque è il meno riuscito dei film di Cohen.


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